15 vittime di stenti dopo giorni in mare: oltre il cordoglio, l’urgenza di denunciare

Il Centro Astalli esprime profondo cordoglio per le 15 vittime del mare al largo della Libia. Morti non per affogamento ma di stenti, uccisi dalla fame e dal freddo dopo giorni in mare senza ricevere aiuto e soccorso.

“Oltre il dolore e lo sgomento c’è l’urgenza di denunciare le responsabilità di istituzioni nazionali e sovranazionali nel mettere in atto e difendere con tenace ostinazione solo politiche di indifferenza e cieco rifiuto delle migrazioni”, commenta P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, che continua: “I singoli stati dell’Unione non vogliono salvare, non vogliono accogliere, semplicemente non vogliono i migranti, o meglio strumentalizzano questa situazione per meri fini elettorali, non curanti del costo in vite umane di questo calcolo cinico. Si vuole solo che disperati in cerca di salvezza, diventino invisibili ai nostri occhi, morti in mare o in un campo di concentramento, non fa differenza.

Il Centro Astalli chiede a istituzioni nazionali e sovranazionali:

l’immediata interruzione degli accordi con la Libia riguardo ai migranti. La Libia non è un paese sicuro: violazioni dei diritti umani, detenzioni arbitrarie e uso della tortura sono pratiche diffuse e quotidiane come documentato dalle Nazioni Unite.

–  un cambio radicale dell’Agenda europea sulle migrazioni in cui canali umanitari, reinsediamento e redistribuzione siano le parole chiave su cui ricostruire un’idea di Unione solida e reciprocamente solidale.

neanche un morto nel Mediterraneo attraverso operazioni di soccorso e salvataggio europee e piani di evacuazione dalla Libia.

 

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