Presentato alla Camera “Ferite di confine. La nuova fase del modello Albania” il documento redatto dal Tavolo Asilo e Immigrazione, che raggruppa enti e associazioni impegnate sul fronte dell’accoglienza e della protezione ai migranti tra cui il Centro Astalli, dopo diverse visite di monitoraggio nella struttura di Gjadër, realizzata in Albania dal Governo italiano nell’ambito del protocollo Italia – Albania.
Il documento si pone in continuità con la pubblicazione “Oltre la frontiera. L’accordo Italia-Albania e la sospensione dei diritti”, diffusa dal Tai nel marzo 2025, la cui analisi era rivolta al trasferimento coatto in territorio albanese dei richiedenti asilo intercettati in mare e provenienti da Paesi considerati “sicuri” dal Governo.
A partire da aprile il Governo ha introdotto nuovo assetto operativo che prevede il trasferimento forzato nel centro di Gjader di persone già trattenute nei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) in Italia.
Nel dossier di 52 pagine, si sottolinea come i trasferimenti dai Centri italiani di permanenza per il rimpatrio a quello albanese di Gjadër, finora 132, «avvengono sistematicamente senza un provvedimento scritto e motivato».
Il Tai – che opera in collaborazione con il Gruppo di contatto del Parlamento italiano e di quello dell’Ue – segnala come «sia in occasione del primo trasferimento coatto di 41 persone in data 11 aprile 2025, sia in occasione dei successivi trasferimenti», abbia «potuto accertare l’assenza di un ordine, individuale o collettivo, di trasferimento scritto e motivato».
Si sottolinea inoltre come «tutte le persone intervistate dal Tai hanno riferito di essere state prelevate dal Cpr italiano di provenienza (spesso di sera e senza preavviso), ammanettate con fascette e trasferite senza alcuna indicazione sulla destinazione (nella maggior parte dei casi)», o «con l’indicazione del Cpr di Bari o di Brindisi come struttura finale di arrivo». E ancora «sono evidenti i profili di illegittimità del trasferimento presso un Cpr insistente sul territorio extra Ue, immotivato e contrario a principi di rango costituzionale». E nei casi esaminati «risulta evidente come le misure coercitive siano state adottate in modo arbitrario e in violazione della normativa vigente».
Secondo il Tai, a seguito delle visite di monitoraggio e riportato in questo rapporto l’attuazione del Protocollo Italia – Albania, «va immediatamente sospesa sia in ragione della gravità dei fatti riscontrati nella struttura, sia per ragioni strettamente giuridiche» date le gravi violazioni riscontrate all’interno della struttura di Gjader e le evidenti criticità giuridiche che emergono da questa nuova fase operativa.
Leggi il rapporto “Ferite di confine”