È avvenuto un naufragio al largo della Libia, almeno 42 persone tra le vittime, 7 i superstiti. L’imbarcazione sulla quale viaggiavano, partita da Zuwara lo scorso 3 novembre, secondo le testimonianze dei sopravvissuti, si sarebbe ribaltato a causa del mare mosso e del motore in avaria. Si tratta di un naufragio “fantasma”, probabilmente l’ennesimo di una lunga serie i cui numeri sono sconosciuti, di cui si viene a conoscenza solo giorni dopo. L’incidente infatti risale a prima dell’8 novembre, giorno in cui sono stati tratti in salvo i superstiti.
A darne notizia è stata l’Oim, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, che ha raccolto le testimonianze dei pochi sopravvissuti. L’imbarcazione, con a bordo 49 persone, tra cui 47 uomini e due donne – era partita da Zuwara il 3 novembre, dopo poche ore di navigazione, le condizioni metereologiche hanno determinato il capovolgimento dell’imbarcazione ingovernabile a causa anche del guasto al motore. Solo 7 uomini – 4 originari del Sudan, 2 della Nigeria e 2 del Camerun – sono stati tratti in salvo dopo essere rimasti in mare in balia delle onde per sei giorni. Gli altri 42 naufraghi che risultano dispersi sono presumibilmente morti: tra loro, 29 sudanesi, 8 somali, 3 camerunesi e 2 nigeriani.
L’OIM stima che quest’anno siano 1.948 le persone morte o disperse sulle rotte migratorie del Mediterraneo e dell’Africa occidentale atlantica. La rotta del Mediterraneo, in particolare quella centrale, è una delle rotte migratorie più
letali al mondo: sarebbero 1.088 i migranti morti da gennaio. Il numero reale di
vittime è probabilmente molto più alto di quanto registrato, dato che molti naufragi non lasciano superstiti né vengono documentati.
Un’ecatombe senza fine e spesso senza testimoni. Tragedie che dimostrano l’urgenza di adottare sistemi adeguati di ricerca e soccorso e la creazione di vie sicure e legali per permettere a chi scappa da guerre, persecuzioni, violazioni dei diritti umani, di esercitare a pieno titolo l’umano diritto a chiedere asilo in un paese sicuro.

