Sviluppo sostenibile: dalle migrazioni forzate al contributo delle religioni

Il Centro Astalli, in collaborazione con il CeFAEGI – Centro di Formazione per l’Attività Educativa dei Gesuiti d’Italia, propone un ciclo di incontri per offrire una lettura aggiornata e strumenti didattici sui temi del cambiamento climatico, dei rifugiati ambientali e del contributo delle tradizioni religiose in questo scenario.

Molti Paesi si stanno misurando con gli effetti del riscaldamento globale e il numero dei migranti ambientali nel mondo è in continua crescita. Secondo la Banca Mondiale diventeranno 220 milioni nel 2050. Alla base di molti conflitti e crisi umanitarie ci sono gli effetti della crisi ambientale ed ecologica. Chi sono i migranti ambientali? Quali le tutele e i diritti che vengono loro riconosciuti a livello internazionale?

I giovani sono sempre più sensibili e impegnati attivamente su questo tema; lo confermano la nascita di movimenti come Fridays for future o il Climate Strike (Sciopero per il Clima), che coinvolgono ragazzi in tutto il mondo e li mobilitano con l’obiettivo di rendere il cambiamento climatico una priorità per l’Agenda 2030.

Un tema, questo al centro del dibattito mondiale, come dimostrano le Conferenze delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, tra cui la più recente Cop27 di novembre 2022. Anche le grandi tradizioni religiose si interrogano sul fenomeno e su come possano svolgere un’azione fondamentale per contrastarlo.


Martedì 7 marzo 2023 – ore 16.00-18.00
● Dalla definizione di migrante ambientale al contributo delle religioni per uno sviluppo sostenibile

Migrante climatico, profugo o rifugiato ambientale e le possibili altre varianti, sono concetti relativamente nuovi anche per gli addetti ai lavori. Ormai certo è il legame tra condizioni climatiche, insediamenti umani e modelli migratori.
Da diversi anni, la crisi ecologica ha infatti superato i confini del dibattito scientifico per divenire una questione politica di primaria importanza, che chiama in causa la sensibilità dei cittadini.
Come creare e sostenere tra i giovani una coscienza attenta alla cura dell’ambiente e alle sue conseguenze?
Possono le religioni divenire agenti di trasformazione, nella prospettiva degli “Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030”?

intervengono:
Christopher Hein,Università Luiss Guido Carli
Paolo Foglizzo, Aggiornamenti Sociali
Anna Maria Giordano, Rai Radio 3

Video registrazione dell’incontro del 7 marzo “Dalla definizione di migrante ambientale al contributo delle religioni per uno sviluppo sostenibile


Martedì 14 marzo 2023 – ore 16.00-18.00
● La crisi climatica tra guerre e mobilità umana: una lettura interreligiosa

Fra le cause scatenanti di guerre e migrazioni forzate sempre più spesso ci sono fattori legati al clima. In aree come il Sahel o il Pakistan le condizioni di estrema povertà determinate da siccità, inondazioni e alluvioni causano ingenti spostamenti della popolazione. Le guerre in Siria o in Congo sono alimentate anche da interessi economici e legati allo sfruttamento delle materie prime.
Le religioni si interrogano da tempo sui temi della mobilità, delle migrazioni climatiche e della cura dell’ambiente. Nel caso delle tradizioni abramitiche, la denuncia del degrado sociale, connessa con il deterioramento dell’ambiente, ha origine nella tradizione profetica. Anche le tradizioni religiose orientali hanno da sempre sostenuto il forte legame tra ambiente ed esseri umani, da cui ne scaturisce la necessaria educazione al rispetto della natura e della vita in ogni sua forma.
Quale aiuto può arrivare dalle tradizioni religiose sul rispetto e la cura della Terra come bene comune?

intervengono:
Imam Nader Akkad, Grande Moschea di Roma
Padre Giulio Albanese, africanista
Riccardo Cristiano, giornalista

Video registrazione dell’incontro del 14 marzo “La crisi climatica tra guerre e mobilità umana: una lettura interreligiosa


Martedì 21 marzo 2023 – ore 16.00-18.00
● Dalla cura dell’ambiente a una nuova lettura dei diritti umani

«L’uomo ha un diritto fondamentale alla libertà, all’uguaglianza e a condizioni di vita soddisfacenti, in un ambiente che gli consenta di vivere nella dignità e nel benessere. Egli ha il dovere solenne di proteggere e migliorare l’ambiente a favore delle generazioni presenti e future». L’articolo 1 della Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’ambiente umano del 1972 (Dichiarazione di Stoccolma), rappresenta il primo riconoscimento ufficiale del legame tra l’ambiente e i diritti umani. La mancata tutela dell’ambiente infatti influisce sulla possibilità di garantire rispetto e godimento dei diritti umani fondamentali.
Oggi la maggior parte degli strumenti internazionali di tutela dei diritti umani continua a mancare di un chiaro ed esplicito riferimento all’ambiente. In che modo le nuove generazioni possono contribuire alla tutela dei diritti umani e ambientali?

intervengono:
Vittorio Cogliati Dezza, Forum Nazionale delle Disuguaglianze e delle Diversità
Angelo Pittaluga, JRS Internazionale
Marzio Chirico, Friday for Future

INFORMAZIONI E MODALITÀ DI ISCRIZIONE:

Il corso è gratuito ed è accreditato presso il MIUR per il riconoscimento di crediti formativi (ID 119616).
È richiesta la partecipazione a tutti gli incontri per ottenere il rilascio dell’attestato di partecipazione.