Chiese e riti

Si fa presto a dire cattolico

I cristiani credono che il messaggio del Vangelo sia inteso per rivolgersi a tutti gli uomini e a tutti i popoli della terra. “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”, dice Cristo agli apostoli nel Vangelo di Matteo (28,19). Ciò significa che la fede cristiana aspira fin dalle origini a essere universale o cattolica (dal greco katholikòs). Allo stesso tempo, ciascuna comunità religiosa, cristiana e non, considera se stessa ortodossa (dal greco òrthos, “retto”, “corretto” e dòxa “opinione”, “dottrina”), nel senso che ritiene di aderire pienamente e correttamente ai principi della propria fede.

Storicamente però il termine Chiesa cattolica viene usato per indicare la Chiesa cristiana che riconosce il primato di autorità al vescovo di Roma, in quanto successore dell’apostolo Pietro, mentre viene chiamata Chiesa ortodossa o Chiesa ortodossa orientale una comunione di Chiese cristiane nazionali che, ufficialmente a partire dal 1054, sono nate dallo scisma (divisione)  in seguito al quale l’unica Chiesa cattolica e romana, cioè la chiesa di stato dell’Impero romano, ormai definitivamente diviso, vide la sua parte orientale e quella occidentale dividere le proprie strade altrettanto definitivamente.

Quando, specialmente qui in Italia, pensiamo alla Chiesa cattolica, siamo portati a immaginare un insieme di fedeli uniforme, che celebra la propria fede nelle modalità e secondo il calendario in uso nella maggior parte delle parrocchie del nostro territorio, i cui sacerdoti non sono sposati e che comunemente prevede l’accesso dei bambini e dei ragazzi ai sacramenti di iniziazione alla vita cristiana (battesimo, comunione, cresima) secondo tappe scaglionate dalla nascita ai 13 anni circa. Tuttavia questa percezione non è corretta. Il rito romano, caratterizzato dagli esempi fatti prima, è senz’altro il più largamente diffuso nel mondo, ma la Chiesa Cattolica conta ben 23 riti diversi.

Ma facciamo un passo indietro.

Che cos’è una Chiesa?

Con la parola Chiesa, che deriva dalla parola greca ekklesía, “assemblea”, si intende in primo luogo l’insieme di coloro che credono nel messaggio cristiano (Chiesa universale). La Chiese locali sono le comunità di cristiani appartenenti alla stessa confessione religiosa (Chiesa cattolica, Chiesa evangelica, Chiesa ortodossa…). La parola chiesa indica infine l’edificio dedicato al culto cristiano.

All’interno della Chiesa cattolica le Chiese di rito orientale o Chiese sui iuris (=autonome) sono Chiese particolari, distinte tra loro per il loro rito. Secondo il Codice dei Canoni delle Chiese Orientali, “si definisce rito il patrimonio liturgico, teologico, disciplinare e spirituale, distinto per cultura e circostanze storiche di popoli, che si esprime in un modo di vivere la fede che è proprio di ciascuna Chiesa sui iuris (= autonoma)”.

Come è esplicitato anche nella costituzione Sacrosanctum Concilium, uno dei documenti del Concilio Vaticano II, tutti i riti hanno pari dignità e vanno conservati e in ogni modo valorizzati, perché testimoniano la ricchezza spirituale della tradizione cristiana.

Un po’ di storia

Risalendo alle origini della diffusione del cristianesimo, ognuno dei principali centri cristiani (patriarcato) aveva il proprio rito. In seguito le vicende politiche e religiose dei diversi territori hanno fatto sì che i riti si diffondessero e venissero fatti propri dai diversi popoli che si accostarono alla fede cristiana.

Alcune delle Chiese orientali hanno scelto di continuare a riconoscere il primato alla Chiesa di Roma, o di tornare a farlo. Altre hanno continuato il proprio percorso in modo separato, senza riconoscere l’autorità del Papa, rivendicando il diritto di organizzarsi autonomamente, scegliendo i propri vescovi (Chiese autocefale).

I principali centri cristiani nell’antichità erano Antiochia, Alessandria e Roma, a cui si aggiunsero Gerusalemme e Costantinopoli. Ciascuno di questi patriarcati aveva il suo rito e da essi sono derivati gli altri, che poi si sono diffusi in base alle zone di influenza e alle vicende storiche. Roma è stata così il centro del mondo latino. La Chiesa di Alessandria d’Egitto, tradizionalmente fondata da San Marco, divenne l’ispirazione per l’Etiopia. Ad Antiochia, in Siria, la prima sede episcopale di San Pietro, c’erano cristiani di lingua sia greca che aramaica. Alcuni partirono come missionari verso est, e dalla loro liturgia si svilupparono il rito siriaco occidentale e orientale. Quanti erano di lingua greca si diressero verso ovest, e le loro usanze si fusero più tardi con le pratiche della capitale dell’Impero Bizantino, Costantinopoli.

I riti della Chiesa Cattolica

I principali riti (o famiglie liturgiche) sono sei: latina, costantinopolitana (chiamata anche bizantina), alessandrina, siriaca occidentale (o antiochena), siriaca orientale (o caldea) e armena.

Ciascun rito può essere adottato da più Chiese: ad esempio una Chiesa orientale cattolica e la corrispondente Chiesa ortodossa di solito condividono lo stesso identico rito: l’unica differenza riguarda la relazione con la Chiesa di Roma.

Rito latino

Il rito latino si basa quasi interamente sul rito romano, il quale si divide in forma ordinaria e straordinaria. Vi sono anche altre tradizioni liturgiche latine, come il rito ambrosiano (solitamente usato nell’Arcidiocesi di Milano, ma non in tutte le parrocchie), il rito mozarabico (celebrato in maniera ristretta a Toledo, in Spagna) e il rito della città di Braga, in Portogallo, che è consentito in quella diocesi ma di fatto non largamente usato.

Rito bizantino

La liturgia costantinopolitana o bizantina viene utilizzata da 15 Chiese Cattoliche sui iuris e, precisamente: chiesa cattolica italo-greca (abbazia di Grottaferrata e diocesi di Lungro e Piana degli Albanesi, in Italia); chiesa grecocattolica albanese; chiesa greco-cattolica bielorussa; chiesa greco-cattolica bulgara; chiesa greco-cattolica croata; chiesa greco-cattolica di Grecia (presente anche in Turchia); chiesa greco-cattolica di Serbia e Montenegro; chiesa greco-cattolica melchita (Siria, Libano, Israele, Palestina, Giordania, Iraq, Egitto e comunità mediorientali nel mondo); chiesa greco-cattolica rumena; chiesa greco-cattolica rutena (eparchia di Mukačevo, Ucraina); chiesa greco-cattolica russa; chiesa greco-cattolica slovacca; chiesa greco-cattolica ucraina (Ucraina, Polonia, Stati Uniti, Canada e comunità ucraine nel mondo) ; chiesa greco-cattolica ungherese.

Il rito bizantino in Italia

In Italia sono presenti da molti secoli alcune comunità cattoliche di rito bizantino.

Un primo nucleo si formò in seguito all’arrivo in Italia meridionale dei monaci basiliani, monaci greci in fuga dal loro paesi di origine almeno a partire dal VI secolo, a causa dell’invasione persiana di Siria, Palestina, Egitto e di alcune regioni dell’Anatolia o della persecuzione iconoclasta (corrente religiosa contraria all’uso delle icone e delle immagini di culto) nella prima metà dell’VIII secolo da parte degli imperatori d’Oriente. Con l’invasione araba, i monaci italo-greci di Sicilia migrarono in Calabria e Basilicata. Il più illustre esponente del monachesimo bizantino fu Nilo da Rossano, che nell’XI secolo fondò l’abbazia di Grottaferrata, nota anche con il nome di Abbazia Greca di San Nilo, che è ancora oggi una delle tre circoscrizioni ecclesiastiche della Chiesa bizantina cattolica in Italia.

Sono arrivate invece dall’Albania e più precisamente dalle regioni della Morea e della Ciamuria, nell’odierna Grecia, le comunità albanesi che si stabilirono in Italia tra il XV e il XVIII secolo, in seguito alla morte dell’eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Scanderbeg e alla progressiva conquista dell’Albania e, in generale, di tutti i territori dell’Impero Bizantino da parte dei turchi-ottomani. Dopo più di cinque secoli in esilio, la gran parte delle cinquanta comunità italo-albanesi conserva il rito bizantino. Fanno capo a due eparchie, una in Calabria, con sede a Lungro (CS) e l’altra in Sicilia, con sede a Piana degli Albanesi (PA). Si stima che gli albanesi d’Italia siano circa 100.000 e costituiscano una delle più antiche e consistenti minoranze etno-linguistiche d’Italia. Comunità italo-albanesi si sono formate nelle città di Milano, Torino, Roma, Napoli, Bari, Lecce, Crotone, Cosenza e Palermo, nonché in Svizzera, Germania, U.S.A., Canada, Argentina e Brasile.

Da epoca più recente in Italia sono presenti altre Chiese di rito bizantino (come quella melchita, quella greco-cattolica ucraina e altre) e più in generale di rito orientale, come la chiesa armeno-cattolica. La comunità armeno-cattolica più importante e prestigiosa è quella del monastero di San Lazzaro a Venezia (pagina Facebook: Isola di San Lazzaro degli Armeni); a Roma si trova il Pontificio Collegio Armeno, fondato nel 1883.

Rito alessandrino

La liturgia alessandrina è oggi utilizzata da:

  • chiesa cattolica copta (Egitto)
  • chiesa cattolica etiope (Etiopia ed Eritrea)

Rito antiocheno o siriaco occidentale

La liturgia antiochena è utilizzata: dalla chiesa maronita (Libano, Siria, Cipro, Israele, Palestina, Egitto, Giordania e diaspora siro-libanese nel mondo) che prende il nome dal suo fondatore, l’asceta siriaco Marone vissuto tra il IV e il V secolo. I maroniti più famosi del mondo, al di fuori dell’ambito ecclesiastico, sono probabilmente il poeta libanese Khalil Gibran e il cantante canadese Paul Anka, i cui nonni erano maroniti libanesi; dalla chiesa cattolica siriaca in Libano, Iraq, Giordania, Kuwait, Palestina, Egitto, Sudan, Siria, Turchia, Stati Uniti, Canada, Venezuela; dalla chiesa cattolica siro-malankarese (India e Stati Uniti). Unita a Roma dal 1930, le lingue liturgiche utilizzate oggi sono il siriaco orientale e il malayalam.

Rito siriaco orientale

La liturgia siriaca occidentale o caldea è utilizzata dalla Chiesa cattolica caldea o assira (Iraq, Iran, Libano, Egitto, Siria, Turchia, Stati Uniti), le cui lingue liturgiche sono il siriaco e l’arabo; Chiesa cattolica siro-malabarese (India e Stati Uniti) che usa come lingue liturgiche il siriaco e il malayalam.

Rito armeno

Il rito armeno è utilizzato dalla chiesa armeno-cattolica (Libano Iran, Iraq, Egitto, Siria, Turchia, Israele, Palestina, Italia e diaspora armena nel mondo). In Italia la più numerosa comunità cattolica di rito armeno è quella del Monastero di San Lazzaro degli Armeni a Venezia. La celebrazione liturgica del rito armeno in uso presso la Chiesa armeno-cattolica è piuttosto simile al rito romano e al rito bizantino, con il celebrante solitamente assistito da un diacono.

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