Le richieste degli enti di tutela al Governo per proteggere i migranti dall’epidemia Covid2019

“Nei periodi di crisi, gli effetti delle disuguaglianze formali e sostanziali diventano ancor più evidenti. Le note che seguono forniscono una prima panoramica sui diritti dei cittadini stranieri messi a rischio dall’emergenza Covid-19.” Inizia così il Documento sottoscritto da un centinaio di associazioni e singole persone che evidenzia le criticità della condizione dei migranti in particolare richiedenti asilo, senza fissa dimora, lavoratori negli insediamenti informali rurali, in questo tempo di emergenza sanitaria. Nel testo anche alcune soluzioni che il Governo dovrebbe adottare subito.

“Le persone ad oggi sono prive di effettiva tutela, nella maggioranza dei casi anche degli strumenti minimi di contenimento (mascherine e guanti – acqua, servizi igienici), ed oggettivamente impossibilitate a rispettare le misure previste dal legislatore, vivendo in luoghi che di per sé costituiscono assembramenti” sottolineano le associazioni chiedendo di applicare tutte tutele previste dai provvedimenti per contenere il contagio da coronavirus.

Innanzitutto, si affronta la situazione nei centri di accoglienza straordinaria che con il decreto sicurezza n. 118/2018 voluto dal precedente governo, sono diventati grandi contenitori di persone, con significativa riduzione dei servizi, compresi quelli sanitari. Per questo il documento chiede che vengano chiusi, riorganizzando il sistema secondo il modello dell’accoglienza diffusa in piccoli appartamenti e distribuiti nei territori.

Nella situazione attuale, infatti. è impossibile il rispetto delle misure legali vigenti, a partire dalla distanza tra le persone e al divieto di assembramenti. “Sebbene alcune Prefetture abbiano diramato indicazioni ai responsabili dei Cas – si legge nel documento -chiedendo di “assicurare l’adozione di tutte le iniziative necessarie all’applicazione delle prescrizioni di carattere igienico-sanitario previste“, non sono accompagnate dalla puntuale fornitura di mascherine e disinfettanti personali, né da una sanificazione costante dei locali.

Nel documento si chiede, poi, che venga consentito l’accesso al Siproimi (ex Sprar) anche a coloro che ne sono stati esclusi dal decreto sicurezza (titolari di permesso umanitario, richiedenti asilo) e che le persone senza fissa dimora o che vivono negli insediamenti informali rurali siano accolte in strutture adeguate.

Infine, nel documento si parla anche della situazione in cui versano i migranti che arrivano in questo periodo in Italia, per cercare di sottrarsi a morte e torture o a situazioni di grave pericolo. “Rispetto a costoro chiediamo che vengano predisposte misure che consentano la rapida indicazione di un porto sicuro per lo sbarco e la predisposizioni di protocolli atti ad evitare la diffusione della pandemia in corso” chiedono le associazioni.

 

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