Bimba di 4 anni, l’ultima di un lungo elenco di migranti morti nel Mediterraneo: numeri da incubo, soluzioni lontane.

Il corpo di una bimba di 4 anni è stato recuperato dalla guardia costiera turca nel corso di un’operazione di salvataggio compiuta all’alba nel mar Egeo nei confronti di un gommone in difficoltà pieno di migranti. Altre 46 persone a bordo del mezzo, diretto alle isole greche e intercettato 5 miglia al largo della località costiera di Kusadasi, nel sud-ovest turco, dopo il lancio di un segnale di Sos, sono state tratte in salvo. In queste ore le ricerche della guardia costiera turca continuano nella speranza di trarre in salvo i dispersi.
Quest’ultima tragica notizia si aggiunge ai numerosi naufragi che si susseguono nel Mediteranneo dall’inizio dell’anno. Di ieri la notizia della morte di 6 migranti al largo di Sirte in Libia.
Secondo le autorità locali, dall’inizio dell’anno a Sirte sono stati recuperati venti corpi di migranti annegati.

Nel 2018, secondo i dati dell’Oim (Organizzazione internazionale delle migrazioni), circa 100.000 richiedenti asilo e migranti hanno raggiunto le coste europee, segnando un ritorno ai livelli precedenti al 2014. Allo stesso tempo, le oltre duemila morti per annegamento indicano che il tasso dei decessi si è bruscamente innalzato, soprattutto nel Mediterraneo centrale. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Unhcr (Alto Commissariato per i Rifugiati ONU), nel mese di giugno è morta una persona ogni sette che hanno tentato la traversata; nei primi sei mesi del 2018, i morti sono stati uno ogni 19 migranti, esattamente il doppio di quelli registrati durante i primi sei mesi del 2017.

Intanto in Europa si continua a discutere sul tema dei migranti. Dopo il caso delle navi bloccate per molti giorni in alto mare senza avere la possibilità di attraccare in un porto sicuro, ieri mattina si sono incontrati a Roma, il presidente del consiglio italiano Conte e il commissario UE alle migrazioni,  Avramopoulos. Purtroppo dalle dichiarazioni a margine dell’incontro sembra essere lontana un’assunzione di responsabilità condivisa tra gli Stati per evitare la morte in mare di innocenti e garantire il rispetto della dignità e dei diritti umani di chi cerca di arrivare in Europa.

Il Centro Astalli sottolinea l’urgenza di contrastare il traffico di esseri umani, attivando canali d’ingresso legali in Europa, operazioni di salvataggio e soccorso capillari e coordinate, percorsi di accoglienza e integrazione condivisi tra gli Stati comunitari. Ci appelliamo inoltre all’opinione pubblica perché vigili e reagisca per fermare a più grande tragedia umanitaria del Mediterraneo, aggravata da indifferenza e assuefazione di cittadini e governanti accecati da xenofobia, divisioni e populismi che minano prima di tutto la nostra sicurezza.

 

 

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