Migranti: drastico calo degli arrivi

Drastico calo degli arrivi di migranti nel 2019 in Italia. Il Ministero dell’Interno evidenza che negli ultimi 12 mesi gli arrivi sono stati meno della metà rispetto al 2018.

Gli arrivi via mare nel 2019 (dato aggiornato al 24 dicembre) sono stati 11.439; nel 2018 sono stati, invece, 23.210. In percentuale, la differenza è del 50.72%. Il divario è ancora più rilevante con il 2017, quando gli arrivi furono 118.914, con una differenza percentuale del 90,38%.

Per quanto riguarda le nazionalità dei migranti giunti via mare in Italia nel 2019, ai prime tre posti Tunisia (2.654 persone), Pakistan (1.180) e Costa d’Avorio (1.135); seguono Algeria, Iraq, Bangladesh, Iran, Sudan, Guinea e Marocco.

Anche il dato relativo agli arrivi di minori stranieri non accompagnati è in forte calo: nel 2019 ne sono arrivati 1.618, mentre nel 2018 sono stati 3.536; nel 2017 furono invece 15.779.

In evoluzione anche le domande di protezione internazionale. Al 27 dicembre di quest’anno le richieste per lo stato di rifugiato erano poco più di 39mila, mentre 30mila sono le pratiche pendenti. Il 21% di queste riguarda persone che arrivano dal Pakistan, il 6% dal Bangladesh, il 5% dal Perù. La maggior parte di queste persone ha tra i 18 e i 34 anni (il 71%), e per il 76% si tratta di maschi. Per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati che chiedono asilo, si tratta soprattutto di maschi, con un’età compresa tra i 14 e i 17 anni, pakistani (il 30%), seguiti da eritrei, somali, e afghani.

Sul fronte dell’accoglienza, sono quasi 93mila i migranti accolti sul territorio italiano con varie modalità, due terzi dei quali nei centri di accoglienza in convenzione o gestiti dal ministero dell’Interno. La regione che regista il numero di presenze più elevato è la Lombardia (quasi 93 mila unità) seguono Emilia Romagna e Lazio, ultima la Valle d’Aosta. Nelle strutture della Chiesa italiana ne sono ospitati circa 23 mila, segno dello sforzo i vari organismi cattolici stanno facendo per aiutare chi fugge da fame e guerre.

Condividi su: