Giornata Mondiale del Rifugiato 2025
Colloquio sulle migrazioni
Rifugiati: diritti “sconfinati” per ri-generare il futuro
mercoledì 11 giugno 2025 – ore 17:30
Aula Magna, Pontificia Università Gregoriana, Piazza della Pilotta 4, Roma
Intervengono Michele Colucci, storico e ricercatore del Consiglio nazionale delle ricerche – Istituto di studi sulle società del Mediterraneo, P. Camillo Ripamonti, Presidente Centro Astalli. Introduce e modera: Lina Palmerini, giornalista Il Sole 24 Ore Dialogheranno a partire da testimonianze di rifugiati e dal nucleo tematico della campagna del Centro Astalli per la Giornata del Rifugiato 2025.
In questa Giornata Mondiale del Rifugiato 2025 i significati da sottolineare sono molti e particolarmente complessi. Ottanta anni fa finiva la Seconda Guerra Mondiale, ottanta anni fa i popoli delle Nazioni Unite statuirono un patto che originò un nuovo paradigma di diritto internazionale, affinché ciò che era accaduto non accadesse mai più. Anniversari che oggi assumono significati diversi e non trascurabili. Ottanta anni dopo, se i limiti e i vincoli che scaturiscono da quel patto, se la pace, il diritto internazionale e i diritti umani diventano irrilevanti, è la stessa sopravvivenza dell’umanità che viene messa a rischio. L’attualità ci interpella. Pace, giustizia e diritti vengono ormai posti in secondo piano, scavalcati dagli interessi delle nazioni. Secondo il Conflict Index 2024 di ACLED – Armed Conflict Location & Event Data, sono più di 50 i conflitti nel mondo, il numero più alto dal dopoguerra ad oggi. Così come milioni sono le persone rifugiate e sfollate, oltre 120 milioni, il numero più alto mai registrato da ottanta anni a questa parte. Ottanta anni fa si assistette a una forte spinta di cambiamento collettivo. Era necessario un nuovo inizio, un impegno comune e condiviso per la costruzione di un nuovo futuro. Una generatività che ieri come oggi è fondata sulla speranza che “non delude”. Oggi, mentre il mondo si scopre immobile davanti alle emergenze umanitarie e al grido di aiuto delle persone vulnerabili, in particolar modo se migranti e rifugiate, in balìa di muri legislativi e burocratici, di armi e giochi di potere, di onde, che si richiudono sui corpi sommersi nell’indifferenza generale, c’è bisogno di un sussulto di umanità fondata su un nuovo paradigma: un umanesimo planetario come nuova visione. In un tempo che ci vede confusi e disorientati, la domanda è da dove ripartire e originare un progresso umanitario, che guardi all’”altro” come immagine dell’umano con differenti dimensioni che vanno rispettate e promosse. Alla miopia di un Occidente e di un’Europa che si rifiutano di guardare al di là dei propri orizzonti, si contrappone una speranza che è caratteristica comune di ogni persona rifugiata. Una speranza che è testimonianza incarnata nelle loro vite. Una testimonianza che si traduce in solidarietà spontanea di tanti cittadini e cittadine che aiutano i rifugiati con gesti concreti, superando la diffidenza e la paura, e di tanti rifugiati, essi stessi volontari nelle comunità, agenti di cambiamento e rappresentanti delle società che abitano. Tutti loro rivelano la vera dimensione dell’accoglienza: un incontro tra persone, tra uomini e donne che si conoscono e si riconoscono, un incontro di umanità, che apre a orizzonti nuovi.
P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, sottolinea: “Per la Giornata del Rifugiato verrebbe naturale fare appello all’umanità che ci accomuna, ma rimarrebbe in superficie e continuerebbe a perpetuare una dinamica di superiorità di alcuni sugli altri. Il muro dell’indifferenza nei confronti dei migranti non è mai stato così alto. Invece di chiederci perché milioni di persone nel mondo sono costrette a fuggire dai loro Paesi di origine, invece di provare a cercare soluzioni concrete e condivise che permettano alle persone nel mondo di vivere in pace e con dignità, si continuano ad alimentare guerre e disuguaglianze, ovunque si costruiscono muri – reali e simbolici – a difesa delle identità. Nessuno sceglie di essere un rifugiato. Le persone migranti forzate sono un’umanità in cammino in cerca di giustizia, diritti e pace negati, sono emblema della speranza non strumenti di propaganda politica. È necessario raccogliere la sfida delle migrazioni e, attraverso la vita dei rifugiati, progettare insieme un futuro condiviso nella diversità, attraverso politiche di inclusione e di valorizzazione delle persone migranti, politiche che esprimano con convinzione il riconoscimento dei diritti per tutti. Il fatto che al referendum sulla cittadinanza si sia registrata una chiara presa di posizione con un numero considerevole di no, al di là della sterile ricerca di responsabilità politiche, ci deve interrogare. Una parte dell’opinione pubblica ha paura della sfida delle migrazioni e lancia un chiaro segnale. Non bisogna sottovalutarlo e neppure polarizzare le risposte. Ad oggi la funzione identitaria che sembra affidata all’attuale idea di cittadinanza non tutela i diritti di tutti ma li mette a rischio perché li trasforma in privilegi. Sono necessarie politiche che tendano a costruire ponti, perché là dove ci sono dei ponti è possibile l’incontro e dove c’è l’incontro c’è possibilità di crescita, di cambiamento, di ri-generazione e di progresso per tutti”.
Ad aprire il colloquio le testimonianze di un rifugiato della Turchia che racconta la sua storia, il suo viaggio e i suoi sogni qui in Italia e di una volontaria della scuola di italiano del Centro Astalli.