Nuovo decreto sicurezza: un primo passo. Rimane urgente nuova legge su immigrazione e asilo

Il Consiglio dei Ministri, ieri sera, ha varato il nuovo Decreto Immigrazione, che modifica, a due anni dalla loro entrata in vigore, i decreti sicurezza.

Sono dodici articoli che introducono, tra le misure, il Sistema di Accoglienza e Integrazione (ex Sprar), a cui potranno accedere anche i richiedenti asilo, esclusi con i precedenti decreti dall’accoglienza diffusa e dalle misure di integrazione. Viene introdotta inoltre la protezione speciale (una sorta di nuova protezione umanitaria) e sono previste nuove disposizioni per le ong che operano in mare, ribadendo il principio dell’obbligo di soccorso delle imbarcazioni in difficoltà.

“Finalmente siamo arrivati a modifiche che vanno nella direzione di una continuità rispetto alla situazione precedente ai decreti sicurezza. L’auspicio è di avere ora uno sguardo d’insieme con una prospettiva sul futuro. Piuttosto che continuare a mettere piccole pezze è il momento di rivedere nel complesso la legge Bossi-Fini, che ha un impianto vecchio di 20 anni” è il commento al Sir di p. Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, che reputa i cambiamenti un primo passo nella giusta direzione. “Rimane il rammarico di aver visto, in questi due anni, la sofferenza di molte persone che, dopo aver già sofferto nei loro Paesi e durante il viaggio, hanno trovato ostacoli veri e difficoltà d’ingresso in Italia.
È giunto il momento di un atto coraggioso da parte del Parlamento, perché affronti il tema immigrazione, compreso il diritto d’asilo, nella sua globalità. Durante il lockdown ci siamo resi conto delle difficoltà causate dalla mancanza di manodopera nei territori e della necessità di regolarizzare i lavoratori stranieri, ma così si procede un pezzo alla volta. Invece credo sia importante avere il coraggio, ora, di fare dei cambiamenti importanti con uno sguardo verso il futuro, visto che in Parlamento sono depositate proposte di legge come quella della campagna Ero straniero – L’umanità che fa bene“.

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