Ammontano a 123,2 milioni le persone che nel mondo alla fine del 2024 sono state costrette a fuggire dal proprio Paese a causa di persecuzioni, conflitti, violenze e violazioni dei diritti umani, in aumento del 6% rispetto al 2023, ossia 7 milioni in più. Nel mondo quindi 1 persona su 67 nel mondo è in fuga. È quanto emerge dall’ultimo Rapporto Global Trends dell’UNHCR, l’Agenzia ONU per i Rifugiati.
Alla fine del 2024 è di 36,9 milioni il numero di rifugiati a livello globale, di cui 31 milioni sotto il mandato dell’UNHCR e 5.9 milioni sotto il mandato dell’UNRWA (l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente).
La maggior parte della popolazione rifugiata (67%) vive nei Paesi limitrofi a quelli di origine e oltre il 73% risiede in Paesi a basso e medio reddito.
Il numero delle persone sfollate internamente (IDPs) ha raggiunto il record di 73,5 milioni, rispetto ai 6.3 milioni del 2023. Con 14,3 milioni di rifugiati e sfollati interni, il Sudan rappresenta la più grande crisi di sfollati e rifugiati al mondo, seguito da Siria (13,5 milioni), Afghanistan (10,3 milioni) e Ucraina (8,8 milioni).
Oltre il 69% dei rifugiati proviene da soli sei Paesi: Siria (6 milioni, con un calo del 6% rispetto al 2023 dovuto ai rientri spontanei nel Paese dopo la caduta del governo Assad nel dicembre 2024), Afghanistan (5,8 milioni), Venezuela (6,1 milioni), Ucraina (5 milioni) Sud Sudan (2,3 milioni) e Sudan (2,1 milioni).
La Repubblica Islamica dell’Iran è il Paese che ospita il maggior numero di persone rifugiate al mondo (3,5 milioni) seguito da Turchia (2,9 milioni), Colombia (2,8 milioni), Germania (2,7 milioni) e Uganda (1,8 milioni).
Alla fine del 2024 il numero di titolari di protezione internazionale in Italia era di 150.000, 207.000 quello dei richiedenti asilo e oltre 163.000 quello dei cittadini ucraini titolari di protezione temporanea. Circa 3.000 sono le persone apolidi presenti sul territorio italiano.
I principali fattori che determinano la fuga rimangono i grandi conflitti come quello in Sudan, Myanmar e Ucraina e la mancata risoluzione di crisi globali pregresse all’interno di uno scenario internazionale che diviene sempre più complesso. In Sudan, il conflitto tra le Forze Armate Sudanesi e le Forze di Supporto Rapido, l’intensificarsi degli scontri nel Darfur settentrionale e negli stati di Sennar e Al Jazirah hanno provocato lo sfollamento di 3,5 milioni di persone nel corso del 2024, portando il numero totale di sfollati interni nel Paese a 11,6 milioni.
La guerra a Gaza ha avuto un impatto devastante sulla popolazione civile con oltre 50.000 vittime, di cui oltre 20.000 tra donne e bambini.
3,1 milioni di persone sono fuggite dagli scontri tra i gruppi armati non statali e l’esercito militare in Repubblica Democratica del Congo in particolare nelle regioni del Nord Kivu, del Sud Kivu e dell’Ituri. Alla fine dell’anno, il numero di sfollati all’interno del Paese ammontava a più di 6,9 milioni di persone.
Ad Haiti, la violenza delle bande e l’instabilità politica hanno aggravato la già disastrosa situazione umanitaria. Nel 2024 risultano 723.600 le persone sfollate internamente. Rispetto al 2023 quindi il numero di sfollati interni è passato da 313.900 alla fine del 2023 a più di un milione solo un anno dopo.
A causa dell’intensificarsi degli scontri nelle zone orientali e meridionali dell‘Ucraina, nel 2024 sono oltre 740.000 le persone sfollate all’interno del Paese.
“Viviamo in un periodo di intensa volatilità nelle relazioni internazionali, con la guerra moderna che crea un panorama fragile e straziante, segnato da un’acuta sofferenza umana. Dobbiamo raddoppiare i nostri sforzi per cercare la pace e trovare soluzioni durature per i rifugiati e le altre persone costrette a fuggire dalle loro case” ha dichiarato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati.