Votata la fiducia sul Decreto Sicurezza. Il nostro allarme

Il Centro Astalli esprime seria preoccupazione per gli effetti dell’entrata in vigore del Decreto Sicurezza su cui oggi la Camera dei Deputati ha votato la fiducia al Governo, senza aver avuto la possibilità di entrare nel merito delle questioni contenute nel testo proposto.

Le migrazioni non sono materia contingente o imprevedibile tale da richiedere la decretazione d’urgenza o peggio la necessità di ricorrere alla fiducia alle Camere.
Eliminando ogni forma di approfondimento e confronto sul merito delle norme contenute nel provvedimento, si elimina ogni possibilità di gestire un fenomeno complesso con una legge ordinaria, espressione del potere legislativo affidato alle Camere dai cittadini.

Oltre alle procedure di approvazione imposte dal Governo sul Decreto Sicurezza, preoccupano soprattutto le misure in esso contenute che sono incompatibili con diversi principi costituzionali e di diritto internazionale, e che avranno ricadute negative sulla vita delle persone migranti e su tutta la società.

In particolare desta allarme, perché contrario alla Costituzione, l’introduzione della detenzione amministrativa, fino a oltre 6 mesi, per persone che non hanno commesso alcun crimine ma solo per verificarne l’identità.
A questo sia aggiunge la previsione di una lista di Paesi sicuri stilata dal Governo, per cui un richiedente originario di uno Stato considerato sicuro, non può presentare domanda d’asilo, in aperta violazione del principio di non respingimento, contenuto nella Convenzione di Ginevra sullo Status di Rifugiato.

L’abolizione della protezione umanitaria e l’esclusione dei richiedenti asilo dal Sistema di Accoglienza dei Richiedenti asilo e Rifugiati (SPRAR) sono misure irrazionali e incoerenti rispetto all’esigenza del Governo di aumentare la sicurezza dei cittadini. Ampliando la marginalità e riducendo di molto le possibilità di accompagnamento di tanti migranti forzati, tra cui anche molti portatori di gravi vulnerabilità, si aumentano le fasce di irregolarità, di esclusione sociale e di illegalità.

Un passo indietro di cui non si vede la logica, se non quella di alimentare l’allarme sociale per distogliere l’opinione pubblica dalle vere urgenze del Paese e ottenere consensi politici senza preoccuparsi di trovare soluzioni strutturali a temi complessi.

Con maggior determinazione continueremo ad accompagnare i migranti forzati nel loro percorso di integrazione, perché siamo convinti che solo lavorando per la legalità, il rispetto dei diritti umani e la dignità delle persone, saremo tutti più sicuri.

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