3 ottobre 2015: due anni dal naufragio in cui persero la vita 368 eritrei al largo di Lampedusa.

 

Centro Astalli: fare memoria per scrivere da domani una nuova pagina di
accoglienza e solidarietà nei confronti dei rifugiati.

Dopo quel tragico 3 ottobre sono continuate a morire migliaia di persone nel tentativo di raggiungere l’Europa per chiedere asilo.

“Uomini, donne e bambini, “morti di frontiera” che toccano la nostra attenzione per tempi sempre più brevi. Lo spazio di un telegiornale, di una notizia, di immagini ogni giorno più strazianti. Comunicazioni sempre più rapide. Alla morte ci si abitua troppo in fretta quando non ci riguarda da vicino.
E invece bisogna mantenere vivo il ricordo di quel tragico giorno e dei tanti altri che purtroppo ne sono seguiti”. Così P. Camillo Ripamonti, presidente Centro Astalli, commenta l’anniversario.

Ancora una volta oggi il Centro Astalli chiede alle istituzioni nazionali ed europee:

canali umanitari sicuri per chi si trova costretto a dover chiederà asilo in Europa. Senza un’azione comune e coordinata da parte dell’Unione con ogni probabilità la situazione ai confini dell’Europa peggiorerà, mettendo a rischio l’accesso alla protezione delle persone e la loro stessa possibilità di sopravvivere. In un momento in cui le Nazioni Unite registrano il maggior numero di rifugiati nella storia, l’UE continua a non voler stabilire vie legali che siano un’alternativa valida al traffico di esseri umani e che consentano l’accesso alla protezione per le persone in fuga da guerre e persecuzioni.

– Il pieno rispetto della Convenzione di Ginevra e del suo principio cardine per cui il riconoscimento dello status di rifugiato avviene esclusivamente sulla base della dimostrazione di una persecuzione a “carattere personale” e dunque dell’esame attento e approfondito di ciascuna domanda di asilo, indipendentemente dal Paese di provenienza del richiedente. Il Centro Astalli esprime preoccupazione rispetto al cosiddetto “approccio hotspot”, che rischia ancora una volta di anteporre l’interesse e le priorità dei singoli Stati membri ai bisogni di protezione delle persone che arrivano in Europa.

– Una politica comune di asilo di ampio respiro, che rifugga da provvedimenti emergenziali, frettolosi e contraddittori e sia invece capace di valorizzare a pieno il contributo che i rifugiati possono e desiderano dare alla società europea. Il primo passo deve essere il definitivo superamento del Regolamento di Dublino e un’assunzione sostanziale di responsabilità da parte di tutti gli Stati dell’Unione, che metta fine ad avvilenti contrattazioni in cui la dignità, i diritti umani e le legittime aspirazioni di ciascun migrante non sembrano avere alcun valore.

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