Il Rapporto annuale 2024 del Centro Astalli

Il Centro Astalli presenta il Rapporto annuale 2024, una fotografia aggiornata sulle condizioni di richiedenti asilo e rifugiati che durante il 2023 si sono rivolti al Centro Astalli, la sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, e hanno usufruito dei servizi di prima e seconda accoglienza che offriamo a Roma e nella città italiane in cui operiamo (Bologna, Catania, Grumo Nevano, Palermo, Padova, Trento, Vicenza).  

Il Rapporto, oltre a contenere un resoconto di un anno di attività del Centro Astalli, vuole essere uno strumento per capire chi sono i migranti che giungono in Italia per chiedere asilo, quali le principali difficoltà che incontrano nel percorso per il riconoscimento della protezione e per l’accesso all’accoglienza o a percorsi di integrazione. Attraverso testimonianze e approfondimenti si cerca di far emergere i principali nodi sulle migrazioni forzate in Italia: vie d’accesso, vulnerabilità, inclusione sociale.

Attraverso i tre verbi che costituiscono la mission del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, Accompagnare, Servire, Difendere i diritti dei rifugiati, raccontiamo la strada fatta in un anno con 22mila migranti forzati, di cui 11mila a Roma.

Il 2023 è stato un anno caratterizzato da sfide globali senza precedenti, dalle crisi internazionali ai cambiamenti climatici, passando per le politiche restrittive sull’immigrazione. Le tensioni geopolitiche hanno continuato a farsi sentire, con conflitti che hanno scosso regioni critiche in tutto il mondo. Allo shock per la guerra in Ucraina si è aggiunto l’improvviso e orribile attacco sferrato da Hamas nel sud di Israele, a cui ha fatto seguito l’attesa e dura reazione ai danni della striscia di Gaza, dove la popolazione sta affrontando una catastrofe umanitaria.
Senza dimenticare le altre guerre e situazioni di crisi, causate anche dai cambiamenti climatici, geograficamente più lontane ma non meno importanti, che interessano la Repubblica Democratica del Congo, lo Yemen, Haiti, il Nagorno-Karabakh, il Sudan, la Somalia, solo per citarne alcune.

Sono i conflitti o i disastri naturali a provocare gli spostamenti delle persone, da sempre. Ciò che non determinano è se gli sfollati siano poi in grado di lasciare il proprio Paese, anche quando lo desiderano. È la politica a stabilirlo.
In Italia, le politiche restrittive sull’immigrazione, che procedono per decretazioni d’urgenza e accordi di esternalizzazione, hanno spesso messo a dura prova i diritti umani e suscitato preoccupazioni per il trattamento dei rifugiati e dei richiedenti asilo.
E non è da meno l’Europa. Ma che impatto hanno tali decisioni sulla vita delle persone? Aumento delle vittime delle migrazioni: secondo l’OIM sono state 8.565 le persone che hanno perso la vita lungo le rotte migratorie nel corso del 2023, 3.129 i morti e i dispersi nel Mediterraneo centrale, che continua a essere la rotta più letale al mondo. Aumento delle vulnerabilità fisiche, sanitarie e psicologiche a seguito di viaggi sempre più lunghi e difficili, in mano ai trafficanti, in assenza di vie alternative legali di ingresso. E una volta arrivati? Un ridotto numero di posti in accoglienza, molti ostacoli burocratici per l’accesso alla richiesta di protezione, tagli ai costi dell’inclusione, difficoltà di pensare a un futuro dignitoso per via della mancanza di opportunità abitative, marginalizzazione. Queste sono solo alcune delle criticità che emergono dalla lettura del Rapporto annuale 2024 del Centro Astalli.

Il Rapportodescrive il Centro Astalli in Italia come una realtà che, grazie agli oltre 700 volontari, risponde ai mutamenti sociali e legislativi di un Paese che stenta a dare la dovuta assistenza a chi, in fuga da guerre e persecuzioni, cerca protezione.  

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Testimonianze

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