La trama

È la storia vera e commovente di Enaiatollah Akbari un ragazzo afghano di etnia hazara. Costretto dalla madre, a soli dieci anni, ad abbandonare il suo paese e la sua famiglia per sottrarsi ad una fine disperata, Enaiatollah, con l’aiuto di Fabio Geda, ripercorre la sua vita di ragazzo in fuga che dall’Afghanistan, attraverso Pakistan, Iran, Turchia e Grecia giunge in Italia. A Torino ha trovato una famiglia che gli ha dato la possibilità di studiare, di avere una casa e una vita serena. Il racconto appassionante di uno dei tanti giovani rifugiati afgani che giungono in Italia e rimangono invisibili ai più.

Baldini Castoldi Dalai 2010, 155 pp.

Un brano

Insomma, il camion aveva un doppio fondo. Cinquanta centimetri in cui dovevamo stare seduti, con le braccia allacciate attorno alle gambe, con le ginocchia contro il petto, con il collo piegato per incastrare la testa fra le ginocchia. Ci hanno dato due bottiglie ognuno: una piena e una vuota. Quella piena era piena d’acqua. Quella vuota era per la pipì. Hanno riempito il doppio fondo con noi,con tutti noi, con tutti i cinquanta e passa o quanti eravamo… Quando hanno chiuso, il buio ci ha cancellati. Quando hanno chiuso mi sono sentito soffocare…
Sentivo il peso delle pietre sulla nuca e sul collo, il peso dell’aria e della notte sulle pietre, il peso del cielo e delle stelle. Ho cominciato a respirare con il naso, ma respiravo polvere. Ho cominciato a respirare con la bocca, ma avevo male al petto. Avrei voluto respirare con le orecchie o con i capelli, come le piante, che raccolgono l’umidità in aria, dall’aria. (p. 98)

L’autore

Fabio Geda è nato a Torino nel 1972. Laureato in Scienze della Comunicazione, diviene educatore minorile.
Nel 2007 esordisce come scrittore con Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani (Feltrinelli): riscuotendo un successo immediato di critica e pubblico. Nel 2008 è uscito il secondo romanzo L’esatta sequenza dei gesti (Feltrinelli).
Nel 2010 Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari, diviene un successo pubblicato in oltre 32 Paesi e ottiene il Premio Libro dell’anno per Fahrenheit (Radio3).
Nel 2011 pubblica La bellezza nonostante, (Transeuropa). Attualmente Geda scrive su Linus e La Stampa. Collabora stabilmente con la Scuola Holden, il Circolo dei Lettori di Torino e la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura.

Temi per la riflessione

• Enaiatollah è scappato a causa delle forti repressioni che i talebani esercitavano in tutto il paese. Restrizioni assurde e violazioni dei diritti umani erano pratica largamente diffusa. Ad esempio tutte le forme di spettacolo televisivo, immagini, musica e danza erano state bandite. Indossare scarpe bianche (il colore della bandiera talebana) era illegale, così come portare la barba troppo corta o radersi del tutto. La condizione delle donne fu fortemente regredita e venne stato imposto il burka. Per il reato di furto venne reintrodotta l’amputazione di una o di entrambe le mani e la lapidazione per gli adulteri conclamati. Infine venne istituita una polizia religiosa.

Riguardo ai talebani è molto istruttivo ciò che Enaiatollah racconta a Geda per spiegare bene chi sono:
“A questo tengo molto Fabio.
A cosa?
Al fatto di dire che afghani e talebani sono diversi. Desidero che la gente lo sappia.
Sai di quante nazionalità erano, quelli che hanno ucciso il mio maestro?
No. Di quante?
Erano venti quelli arrivati con le jeep, giusto?
Be’. Non saranno state di venti nazionalità diverse, ma quasi. Alcuni non riuscivano nemmeno a comunicare tra loro, ovvio ma non solo: sono ignoranti, ignoranti di tutto il mondo che impediscono ai bambini di studiare perché temono che possono capire che non fanno ciò che fanno nel nome di Dio, ma per i loro affari.
Lo diremo, forte e chiaro, Enaiat”. (pp. 24-25)

• In Italia e negli altri Paesi europei arrivano moltissimi giovani afgani come Enaiatollah. Molto spesso si tratta di “minori non accompagnati”, cioè bambini che viaggiano soli, senza alcun membro della propria famiglia. La loro condizione è particolarmente delicata, poiché provengono da esperienze traumatiche e sono esposti a ogni genere di abuso. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), in collaborazione con Save the Children, ha redatto un documento di raccomandazioni in merito all’accoglienza e alla protezione dovuta a questi piccoli rifugiati.

Per approfondire

• Prima di riuscire ad arrivare in Italia, dove si stabilisce definitivamente, Enaiatollah deve affrontare un viaggio lungo, faticoso e molto pericoloso. Durante la fuga attraversa il Pakistan, l’Iran, la Turchia, la Grecia e finalmente, viaggiando nel vano vicino al motore di un tir, arriva al porto di Venezia. Per fare il viaggio è costretto ad affidarsi a dei trafficanti senza scrupoli, che approfittano della disperazione di persone costrette a scappare per mettersi in salvo. Si fanno pagare somme altissime per un posto su un gommone o per interi giorni di cammino a piedi tra le montagne senza bere e senza mangiare. Molti di coloro che si mettono in viaggio non riescono a superare le difficoltà e a giungere a destinazione.

• In Come due stelle nel mare (Piemme 2011) la giornalista Carlotta Mismetti Capua racconta del suo incontro con quattro ragazzi afgani avvenuto a Roma sull’autobus 175 diretto alla Piramide Cestia. I giovani stavano percorrendo lo stesso identico tragitto fatto anni prima da Enaiatollah: “A Roma sapevo come fare: avevo le istruzioni in mente. Dovevo uscire dalla stazione centrale e, nel piazzale, cercare il pullman 175. Queste sono informazioni che si hanno anche in Grecia” (p. 137).
L’autrice racconta che, nonostante l’autobus fosse affollato, nessuno voleva sedersi vicino a loro. Decise allora di avvicinarli rivolgendo loro qualche domanda in inglese. Dei quattro solo uno accettò di farsi aiutare, gli altri decisero di partire per altre destinazioni.Da quell’incontro è nato il libro e anche un blog: la città di Asterix, che rappresenta nel suo genere un interessante progetto di story telling giornalistico su Facebook, trasformato anche in ebook e in cortometraggio.

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