Firenze è celebre in tutto il mondo per il suo inestimabile patrimonio artistico e culturale e nella sua lunga storia, che parte dal I sec.a.C. quando era un piccolo insediamento romano, si è sempre distinta come polo commerciale ed economico.

Nel Medioevo divenne una delle città più prospere e potenti d’Europa, ma fu tra i secoli XIV-XVI che raggiunse l’apice del proprio splendore. Durante il Rinascimento, il suo sviluppo letterario, scientifico ed artistico fu straordinario e per questo Firenze venne riconosciuta universalmente come la culla della rinascita culturale mondiale. In epoca moderna arrivò a governare quasi interamente la Toscana e restò la capitale del Granducato per circa tre secoli. Successivamente all’Unità, fu capitale d’Italia dal 1865 al 1871, finché il ruolo non passò a Roma.

Firenze, da sempre crocevia commerciale e culturale, ha alle spalle una lunga storia di ospitalità e di scambi interreligiosi ed interculturali. Al giorno d’oggi la presenza delle variegate comunità religiose che popolano la città, è visibile nei suoi diversi luoghi di culto. Oltre a numerosissime chiese cattoliche, la città vanta anche alcune chiese evangeliche battistemetodiste e valdesi, una chiesa russa ortodossa ed un tempio israelitico.Diversi sono anche i centri culturali islamici, ma la mancanza di un luogo di culto unico ed ufficialmente riconosciuto, è fortemente sentita dalla comunità musulmana; questa, tra Firenze e provincia conta circa 30.000 unità e ha subito un rapido incremento a partire dal 1991, anno di formazione della prima comunità islamica in assoluto.

⇒ Quattro passi nella storia

Chiesa russa ortodossa della Natività

La chiesa della Natività di Cristo di Firenze, con sede in Via Leone X 12, è il primo edificio religioso russo costruito sul territorio italiano. Venne costruita tra il 1899 e il 1903, grazie agli sforzi dell’arciprete Levickij, alle donazioni di alcuni parrocchiani, all’intervento della famiglia Demidoff di San Donato e soprattutto di Marija Nicolajevna, granduchessa figlia dello Zar Nicola I.

Su ispirazione di Levickij, la chiesa è stata strutturata su due piani, secondo il tipo delle chiese russe settentrionali che hanno un ambiente superiore più fresco ed estivo, ed uno inferiore più invernale. Lo stile è quello architettonico di Mosca ed è il frutto della collaborazione tra artisti italiani e russi; le tipiche cupolette a bulbo con il loro rivestimento in ceramiche policrome, i mosaici e le decorazioni in maiolica che caratterizzano l’esterno, sono il frutto del lavoro di artigiani italiani, mentre le decorazioni interne, sono state affidate a pittori russi.

La cripta interrata della chiesa, è dedicata a San Nicola Taumaturgo. Il suo interno è stato dipinto dai principali pittori russi dell’epoca e le decorazioni pittoriche a tempera e le icone, sono ispirate a temi tradizionali dell’ iconografia russo-bizantina. Buona parte dell’arredo interno e l’iconostasi lignea della cripta, sono state donate dal principe Paolo Demidoff e provengono dalla sua cappella di famiglia.

Il piano superiore è dedicato alla Natività di Cristo ed è decorato con un ciclo di pitture murali in stile “Art Nouveau” russo. Le porte laterali e la porta d’ingresso provengono anche’esse dalla cappella di famiglia del principe Demidoff. L’iconostasi in marmo e le icone dei principali santi protettori della famiglia imperiale russa, sono invece un dono dello zar Nicola II.

Tempio Israelitico Maggiore

Il Tempio Israelitico Maggiore si trova in Via Carlo Farini 6. Della comunità ebraica fiorentina non si hanno notizie chiare fino al 1571, anno in cui venne istituito il ghetto. Qui si trovavano 2 sinagoghe, una di rito spagnolo ed una di rito italiano che cessarono di esistere in seguito alla chiusura del ghetto, avvenuta nel 1848. Qualche decennio più tardi, il ghetto venne completamente demolito e tuttora non ve ne rimane traccia. In seguito alla chiusura, gli arredi delle due sinagoghe vennero trasferiti in due oratori situati in Via delle Oche, dedicati rispettivamente al culto italiano e a quello askenazita. Questi rimasero attivi fino al Novecento e con la loro chiusura, gli arredi vennero trasferiti in due sinagoghe israeliane. Una terza sinagoga sorgeva in via dei Giudei (l’attuale Via de’Ramaglianti) dove era stato concesso ad alcune famiglie ebree di prestatori di soldi di vivere fuori del ghetto; questa andò distrutta durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Nel 1868 David Levi, il presidente dell’Università Israelitica, tramite testamento destinò i suoi beni alla realizzazione di una nuova sinagoga in un terreno da lui acquistato nei pressi di Piazza d’Azeglio. La prima pietra, posta nel 1874, venne fatta arrivare da Gerusalemme e l’inaugurazione ebbe luogo nel 1882.

Nel giardino del tempio è collocata una grande lapide commemorativa in onore dei 248 ebrei residenti a Firenze morti per mano nazista. Una lapide più piccola ricorda gli ebrei fiorentini caduti nella Prima guerra mondiale.

A Firenze sono inoltre presenti diverse chiese di matrice protestante, ecco le principali.

Chiesa Battista

Questa chiesa si trova in Borgo Ognissanti 4-6. Nello stesso luogo precedentemente si trovava il teatro Accademia dei Solleciti, chiuso nel 1887. Nel 1896 l’edificio venne utilizzato come deposito dei volumi del Gabinetto Vieusseux. La Foreign Mission Band of The Santhern Baptist Convention Richmond (Virginia, USA) acquistò in seguito l’immobile e lo rinnovò radicalmente inaugurando la Chiesa Evangelica Battista nel 1908. L’aula del tempio sorge al posto della platea teatrale, nel pavimento si trova una botola che dà accesso al fonte battesimale, situato nello spazio che un tempo era dedicato ai camerini teatrali.

Chiesa Luterana

La nascita ufficiale della prima comunità evangelica luterana di lingua tedesca risale al 1899. Al 1901 risale invece l’inaugurazione della chiesa (la cui costruzione era iniziata lo stesso anno), situata in via de’Bardi 20. In questo luogo di culto si riuniscono due comunità religiose, quella evangelica svizzera di lingua Francofona e quella Luterana tedesca.

Chiesa Valdese

Situata all’angolo fra via Micheli 21 e via La Marmora, venne costruita tra il 1892 e il 1904 come luogo di culto anglicano per volere della comunità anglo-fiorentina, sulla base di un progetto dell’architetto scozzese Frederick Bodley. Nel 1967 è passata ufficialmente alla chiesa valdese.

Chiesa Metodista

Situata in Via de’Benci 9, in passato era una chiesa cattolica con il nome di San Jacopo tra i Fossi (nome derivato dal fossato che correva lungo le mura di cinta). Secondo la tradizione, la chiesa fu eretta con i materiali recuperati da un vicino anfiteatro romano. Nel 1170, tramite bolla, papa Alessandro III donò la chiesa ai vallombrosani che vi costruirono vicino un convento. Nel 1532 tramite decreto, papa Clemente VII assegnò chiesa e convento ai frati agostiniani. Il complesso rimase in mano loro per diversi secoli assumendo l’attuale impianto a navata unica con altari laterali. Nel 1810 la parrocchia e il convento vennero soppressi e il complesso divenne una caserma. Nel 1874 l’ex caserma venne acquistata dal reverendo della Chiesa scozzese John Mc Douglall e venne donata alla Chiesa libera evangelica italiana (un tentativo ottocentesco di creare una chiesa protestante interamente italiana basata sugli ideali anticlericali e garibaldini risorgimentali). Nel 1905 passò poi alla Chiesa metodista Wesleyana e nei successivi decenni ebbe anche funzione di orfanotrofio e poi di complesso residenziale. La chiesa passò invece alla comunità metodista di Firenze diventando, nel 1946 ufficialmenteChiesa evangelica metodista italiana.

 Altri luoghi delle religioni in Toscana

Pitigliano – La piccola Gerusalemme

Nel bel mezzo della maremma toscana, nel territorio a cavallo tra i corsi d’acqua del Fiora e della Nova, prende vita il caratteristico paese di Pitigliano, che appare all’improvviso su di un aspro masso tufaceo in stile medievale. Esso ha in realtà origine protostoriche; fu un importante centro etrusco dal nome incerto e poi nel II secolo, passa sotto l’egemonia romana. In epoca medievale è tra i numerosi castelli della nobile famiglia Aldobrandeschi, di chiara origine Longobarda. Nel XIII secolo con il matrimonio tra i giovani rampolli Aldobrandeschi e Orisini verrà eletta Contea; i conti fecero assumere a Pitigliano nuove forme difensive e mirabili interventi di architettura militare. Il centro storico ospita il palazzo Orsini, il Museo civico archeologico di arte Etrusca, la Cattedrale barocca dedicata a SS. Pietro e Paolo, l’antica chiesa rinascimentale di S. Maria fino a il complesso denominato il palazzetto degli ebrei.

Il vicolo Manin ospita infatti il Tempio ebraico dove la numerosa comunità ebraica di Pitigliano si è riunita per circa quattro secoli. Passeggiando in via Zuccarelli ancora troviamo le caratteristiche mezuzà sugli stipiti delle porte e il forno delle azzime.

La presenza ebraica è accertata sin dalla fine del XIV secolo, in cui erano descritti con una tunica a righe e al braccio sinistro una fascia gialla; l’insediamento vero e proprio avvenne nel XVI secolo con la cacciata dalla Spagna e alle persecuzioni del Pontefice Paolo VI. Per più di un secolo la comunità vive liberamente protetta dai conti Orsini, i quali concedono loro di costruire la sinagoga nel 1598 e di aprire attività commerciali e artigianali. All’inizio del XVII secolo, con il passaggio della contea ai Medici, la comunità viene sottoposta all’emarginazione; gli ebrei vengono chiusi in un ghetto e limitati nelle loro attività. Nel 1765, con il passaggio della reggenza di Federico II a Pietro Leopoldo di Asburgo, noto per le sue idee liberali, la condizione ebraica cambia radicalmente; si stabilisce una condizione di uguaglianza fra le due comunità che sarà tale fino all’entrata in vigore delle leggi razziali nel 1938. Da quel momento la presenza ebraica si impoverisce sempre di più fino a toccare il minimo storico, tale da non consentire loro l’officiazione del culto nel tempio.

Gli ebrei di Pitigliano hanno prodotto diversi dolci tipici della tradizione popolare toscana, tra i quali lo sfratto, biscotto a forma di sigaro, con noci e miele, il cui nome viene dall’episodio in cui essi vennero costretti da Cosimo II Medici a lasciare le loro abitazioni sparse nel territorio per convergere in un unico quartiere. Il biscotto di Pasqua, dalla singolare doratura marrone, che ancora oggi viene prodotto a Pitigliano, potrebbe essere stato introdotto dai primi ebrei sefarditi. La particolare forma a otto prende infatti il nome spagnolo Bollo, che significa ciambella, composta da anici, limone e uova. Inoltre nella cantina sociale cooperativa di Pitigliano si produce tuttora vino kosher.

Guarda alcuni video sulla storia degli ebrei a Pitigliano:

Pitigliano, la “Piccola Gerusalemme” della Toscana 
La Piccola Gerusalemme 

⇒ Letture

Dario Cestaro e Franca Lugato, Le meraviglie di Firenze. Libro pop-up. Edizione illustrata, Marsilio, 2014

Le meraviglie di Firenze (Pop up della Galleria degli Uffizi, Basilica di S. Croce, Ponte Vecchio, Palazzo Vecchio, Palazzo Pitti), culla del Rinascimento, immersa nell’incantevole paesaggio toscano, attraverso immagini e illustrazioni rappresentative di questa fantastica città.

Salman Rushdie, L’incantatrice di Firenze, Mondadori 2010

Un misterioso viaggiatore dai capelli biondi arriva a Sikri, sede della corte Mogol, e chiede udienza al sovrano Jalalluddin Muhammed Akbar, detto Akbar il Grande. Lo straniero afferma di venire da una sconosciuta, remotissima città di nome Firenze e di avere una storia tanto meravigliosa quanto veritiera da raccontare: una storia che lega i destini della misteriosa capitale d’Occidente da cui proviene a quelli della discendenza del monarca indiano. Inizia così un racconto che, unendo una pirotecnica inventiva a una minuziosissima documentazione, si snoda tra figure storiche gigantesche, una fra tutte Machiavelli, e vede tra i protagonisti l’enigmatica Qara Koz, “Madama Occhi Neri”, principessa destinata a sconvolgere con la sua esotica e rara bellezza la raffinata corte medicea.

 ⇒ Sapori

La schiacciata fiorentina

La schiacciata fiorentina è un dolce tipico di Firenze che appartiene alla tradizionale cucina “povera”. Ha origini molte antiche ed è nato come piatto da preparare durante i festeggiamenti del Carnevale, quando anche la popolazione più povera della città poteva permettersi di mangiare alimenti particolarmente grassi. La ricetta originale, difatti, prevedeva l’uso dello strutto e dei ciccioli di maiale al posto dell’olio d’oliva per questo motivo era conosciuta anche con il nome di “stiacciata unta”.

Ingredienti

200 g di farina 00

130 g di zucchero

50 ml di latte

2 uova intere

50 ml di olio d’oliva

1 arancia (scorza e succo)

1 bustina di lievito per dolci

1 bustina di vanillina

1 pizzico di sale

zucchero a velo q.b.

Lavorazione

Riunite in una ciotola zucchero e uova e lavorateli a lungo con uno sbattitore elettrico o una planetaria, fino ad ottenere un impasto gonfio e spumoso; maggiore aria verrà incorporata nell’impasto, più soffice sarà il risultato finale. Aggiungete a filo latte o olio mentre l’impasto continua ad essere lavorato, quindi unite anche il succo d’arancia. Aggiungete poi la farina, la buccia grattugiata dell’arancia, un pizzico di sale, il lievito e la vanillina e lavorate l’impasto in modo da renderlo liscio e senza grumi. Versate l’impasto nella teglia quadrata di 24×24 cm rivestita di carta forno o leggermente unta, mettete il tutto nel forno preriscaldato a 180 gradi per circa 20 minuti. Sfornate, lasciate raffreddare e cospargete la torta di zucchero a velo.

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Foto in anteprima: Centro Astalli/valentina Pompei