La mensa registra oltre 46mila pasti distribuiti in un anno, a cui vanno aggiunti circa 6.000 accessi non registrati di persone in condizione di grave marginalità. Il servizio storico del Centro Astalli si conferma dunque un presidio centrale nella sua azione di riduzione e contenimento della tensione sociale. Vi accedono infatti molti migranti con disagio profondo, anche psichico, che le circostanze della vita o gli ostacoli frapposti al processo di accoglienza e integrazione hanno relegato all’invisibilità, ritardando una presa in carico tempestiva, quanto mai urgente.

Oltre 2.000 persone durante l’anno si sono rivolte alla mensa. I pasti distribuiti sono stati 46mila. È alta la percentuale di migranti con uno status in via di definizione che si sono rivolti ai servizi di bassa soglia (il 35% all’Accettazione, il 22% alla Mensa). Si tratta di persone, ad esempio, che aspettano l’appuntamento in Questura per presentare richiesta di asilo, di titolari dell’abrogata protezione umanitaria non rinnovata o di quanti si trovano in Italia dopo tentativi falliti di stabilirsi in altri Paesi europei. Il limbo giuridico in cui si trovano li espone a una condizione di marginalità sociale e mette a rischio l’esigibilità dei loro diritti. A riprova di ciò è anche l’aumento degli accessi alla mensa per più giorni (oltre un terzo delle persone si colloca nella fascia 11-49 accessi).